Videoconferenza? Si, ma consapevole

Strumenti per affrontare gli effetti collaterali che può causare a mente e fisico

 

Lavorare al computer, di primo acchito, potrebbe sembrare una attività a rischio pressoché nullo.

In realtà, dietro l’utilizzo di questa attrezzatura si nascondono diverse possibili problematiche che spaziano dalla banale “scossa” dovuta, ad esempio, a una scorretta manutenzione dell’attrezzatura o all’utilizzo maldestro della presa elettrica, ai disturbi alla vista e a quelli muscolo-scheletrici causati da una postazione di lavoro non idonea, allo stress fisico e intellettivo.

 

Tali problemi sono più frequenti ed evidenti in questa occasione storica eccezionale che stiamo vivendo, in cui i protocolli Covid-19 invitano a privilegiare l’home work e le riunioni virtuali rispetto al lavoro in presenza, con una conseguente impennata del tempo passato davanti al computer.

I sistemi di videoconferenza come Zoom, Skype, Teams, GoToMeeting etc sono oramai utilizzati costantemente da gran parte della popolazione, a partire da bambini e ragazzi che li utilizzano per la DAD, i lavoratori per le videoconferenze e le famiglie per mantenere vivi i rapporti con i propri cari lontani.

 

A fronte dell’utilizzo sempre più diffuso di questo modo di comunicare, sono aumentati gli studi sullo stress derivante in particolare dall’utilizzo sempre più frequente del computer, infatti un’analisi molto interessante, tutt’ora in corso all’Università di Stanford in California, riguarda la “ZOOM FATIGUE”.

Il professor Jeremy Bailenson, a capo di un team di ricercatori, ha esaminato le conseguenze fisiche e psicologiche del trascorrere diverse ore al giorno su Zoom e su altre popolari piattaforme di chat video.

Ne è emerso che in particolare 4 fattori causano un incremento dell’affaticamento fisico e mentale nell’utilizzatore:

  • La necessità di fissare costantemente il video affatica non poco l’operatore. Se nelle riunioni in presenza si varia spesso la direzione dello sguardo, prendendo appunti oppure parlando con interlocutori disposti in punti diversi dell’ambiente, questo non avviene nelle riunioni on line dove tutto si concentra su di un monitor.

 

  • Il fatto di vedere sé stessi nella chat video per diverse ore è stressante. Quella che viene definita come “attenzione focalizzata su sé stessi” influisce negativamente, paragonata al passare molte ore al giorno a vedersi allo specchio. Cosa provereste voi a guardare per tanto tempo ogni vostra espressione o la stanchezza espressa dal vostro volto?

 

  • Stare molte ore fermi davanti ad una telecamera riduce drasticamente la nostra mobilità. Purtroppo in questo caso a rimetterci maggiormente sono le donne, poiché alcuni studi hanno evidenziato come, a parità di argomenti, le riunioni con partecipanti di sesso femminile durino di più, con un conseguente carico di stanchezza maggiore. 

 

  • Il carico cognitivo in una chat video aumenta notevolmente. Di persona, grazie al linguaggio corporeo, si comunica più velocemente e più intensamente: uno sguardo ad un collega può significare molto, anche senza aprire bocca. In videoconferenza tutto ciò risulta impossibile e la comunicazione necessità di “macro gesti” (ad es. il classico pollice alzato in segno di ok).

 

A tutto ciò si somma lo stress dovuto all’ansia sociale di sentirsi sempre gli occhi puntati addosso: dal vivo, l’attenzione si sposta sull’oratore, in videoconferenza tutti possono vedere sempre tutti. E’ un po’ come se tutti fossimo degli oratori in ogni momento, anche se non apriamo bocca per tutta la riunione.

 

Non meno importante risulta essere il “fastidio” di vedere invaso il proprio “spazio intimo” quando, su un monitor troppo vicino ai nostri occhi, vediamo volti troppo grandi. Vi piacerebbe interagire con un collega o con uno sconosciuto che vi parla a 50 cm dal vostro viso?

 

Può risultare molto utile alle migliaia di persone, che si son trovate costrette o che hanno scelto di utilizzare questi strumenti durante la propria routine di lavoro, attuare semplici accorgimenti in grado di ridurre il carico di stress e stanchezza nell’utilizzo di queste tecnologie

 

Nascondere la visualizzazione di sé stessi, spegnere ogni tanto il video, ridurre le dimensioni dei volti visualizzati, usare una tastiera esterna ed allontanare il monitor, alternare meeting in video con riunioni telefoniche sono solo alcuni dei consigli che i ricercatori offrono per migliorare la situazione.

 

Altri suggerimenti ci arrivano da esperti del comportamento spontaneo o indotto e della postura, come l’utilizzo di semplici tecniche di predisposizione delle postazioni di lavoro o di rilassamento muscolare durante le pause dal computer. Alcuni di questi sono stati trattati anche dai nostri Giorgio ed Alef nelle “Pillole di Ergonomia” pubblicate nei canali social di Erga durante lo scorso lockdown.

L’analisi da parte di un esperto delle dinamiche e delle esigenze lavorative, unitamente ad una attenta valutazione dei fattori di rischio e a una idonea formazione ad hoc, può permettere ai lavoratori di svolgere la loro attività con più consapevolezza, riducendo sensibilmente l’impatto psico-fisico dell’attività.

 

Fonte: https://news.stanford.edu/2021/02/23/four-causes-zoom-fatigue-solutions/

Autore: Dott. Alessandro Dalla Costa



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